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Una guida per sapere tutto sulle microplastiche

Scritto da Laica | 17-nov-2021 10.00.00

L’inquinamento derivante dai rifiuti plastici è un problema globale, che non conosce confini.
È un problema molto grave che sembra non conoscere battute d’arresto, nonostante i proclami dei vari capi di stato.
La diffusione è così massiccia che tocca anche angoli paradisiaci e molto remoti del nostro pianeta. 

Molto si è discusso e ancora moltissimo di dibatte su come controllare la causa di questo problema in futuro (diminuzione della produzione di plastica) e su come, invece, cercare di arginare l’impatto ambientale che già oggi è devastante. L’ONU ha definito l’inquinamento da plastica una delle più grandi minacce in assoluto per il nostro Pianeta. Un fenomeno negativo dalle ripercussioni disastrose su più livelli. 

Infine, questione non secondaria, la comunità scientifica sta cercando da diversi anni di studiare e analizzare le conseguenze che questo inquinamento può portare al benessere dell’ambiente e alla salute dell’uomo. È probabilmente la sfida più grande. L’analisi di questi dati e le sovvenzioni per le ricerche richiedono anche un’attenta cooperazione politica tra i vari Stati, un sistema complesso e complicato da strutturare che può vedere solo nel dialogo e nei compromessi la sua realizzazione.

INDICE ARGOMENTI

1 - Cosa sono le microplastiche?
2 - Cosa sono le microplastiche primarie?
3 - Cosa sono le microplastiche secondarie?
4 - Quanta plastica viene prodotta ogni anno?
5 - Dove possiamo ritrovare le microplastiche?
6 - Microplastiche e alimenti
7 - Quanta plastica ingeriamo ogni settimana?
8 - Meglio l’acqua del rubinetto o quella in bottiglia?
9 - Come viene smaltita la plastica?
10 - Quali sono gli oggetti di plastica che inquinano di più?
11 - Microplastiche: quali sono le conseguenze sulla salute
12 - Il ciclo di vita delle microplastiche
13 - Come eliminare le microplastiche dall’acqua che beviamo
14 - Laica: esperti di Ultrafiltrazione
14.2 - Filtro HYDROSMART
14.3 - Filtro per rubinetto Genova
14.4 - Filtro per rubinetto Laica
14.5 - Filtro MikroPLASTIK-STOP
14.6 - Caraffa MikroPLASTIK-STOP

1 - Cosa sono le microplastiche?

Quando si parla di inquinamento da plastica monouso si fa riferimento principalmente alla vasta diffusione sia in ambiente marino, sia in quello terrestre, di microplastiche. Le microplastiche sono frammenti piccolissimi di plastica. Corpuscoli minuscoli, praticamente invisibili, di materiale plastico che si sono formati in seguito alla frammentazione di prodotti macro-plastici.

Gli oggetti come sacchetti di plastica, piatti di plastica, cannucce, bicchieri e bottiglie di plastica, vengono ridotte in frammenti o corpuscoli in un arco di tempo molto esteso. Solitamente questa frammentazione è causata dal movimento delle onde, dall’azione dei microbi, dalle alte temperature, dalla forza del vento o dall’effetto dei raggi ultravioletti.
Tutte con-cause che stimolano la composizione plastica alla disgregazione in piccolissimi pezzi che si disperdono e inquinano l’ambiente circostante.

Si parla di microplastiche quando il frammento è inferiore a 5 millimetri. Esistono due tipi di microplastiche: le microplastiche primarie e le microplastiche secondarie.

2 - Cosa sono le microplastiche primarie?

Vengono definite microplastiche primarie quell’insieme di particelle di plastica che vengono prodotte intenzionalmente dalla filiera industriale e utilizzate all’interno di prodotti di cosmesi o di pulizia della casa.

Queste microplastiche vengono utilizzate per aumentare l’azione abrasiva dei prodotti come un detersivo per i piatti o un dentifricio che ha bisogno di corpuscoli per aumentare la qualità della propria azione.
In questo caso la grandezza delle microplastiche primarie è ben al di sotto dei 5 millimetri: spesso parliamo di frazioni di millimetro. Corpuscoli plastici praticamente impossibili da vedere a occhio nudo.

Le microplastiche primarie sono, oggi, ampiamente discusse e criticate. Le aziende negli ultimi anni hanno ridotto notevolmente il loro impiego e utilizzo. Nonostante questo impegno, ancora molti prodotti di uso comune possono essere “arricchiti” da microplastiche primarie.

3 - Cosa sono le microplastiche secondarie?

Le microplastiche secondarie, invece, si formano durante l’uso o il non-corretto smaltimento di oggetti di plastica.
Quando parliamo dell'insieme delle microplastiche secondarie possiamo fare riferimento a quelle che si sono formate attraverso l’uso dell’oggetto: ad esempio, in questo gruppo abbiamo frammenti plastici derivanti dall’attrito degli pneumatici sull’asfalto o dall’uso e dal lavaggio di vestiti sintetici. L’acqua di scarico delle nostre lavatrici, a seguito di un carico di lavaggio di magliette, felpe e indumenti da palestra, può contenere diverse migliaia di corpuscoli di plastica che vengono immessi nell'ambiente.

Come abbiamo visto, sempre nel gruppo delle microplastiche secondarie, possiamo trovare particelle di plastica derivate dallo smaltimento scorretto e dalla dispersione dei rifiuti plastici. Nella “fase di decomposizione”, che può durare anche molti decenni, il rifiuto tende a trasformarsi da macro-plastico (sacchetto della spesa, bottiglia di acqua, involucro di confezionamento, ecc) a microplastico. Un corretto smaltimento e riutilizzo del prodotto plastico diminuirebbe notevolmente il volume di microplastiche secondarie e il loro impatto ambientale.

4 - Quanta plastica viene prodotta ogni anno?

Dal secondo Dopoguerra in poi, l’uso della plastica nel confezionamento di prodotti industriali ha subìto un incremento notevole: in fin dei conti è un prodotto di facile lavorazione ed è economico. Così, le nostre vite sono state invase da moltissimi oggetti e impieghi della plastica che si sono protratti fino ai giorni nostri. Benché in molte situazioni abbia fornito un vero e proprio vantaggio, questa "corsa" alla plastica ha generato notevoli conseguenze a livello di inquinamento e produzione di rifiuti.

Inoltre, il mercato ha visto nascere gli oggetti “usa e getta”: prodotti economici, sia per il produttore, sia per il consumatore, di semplice gestione, creati per durare poco, svolgere una funzione precisa ed essere poi sostituiti. Gli esempi in questo campo non si contano: piatti e stoviglie di plastica per le feste di compleanno o per un pic-nic sono forse gli oggetti di plastica più famosi. Ma anche cannucce di plastica per bere una bibita al bar; ancora, le confezioni di plastica monoporzione per dolci, frutta, verdure o gli involucri degli snack. Le stesse macchine fotografiche usa e getta, che hanno avuto grande successo tra gli anni '80 e '90, erano costituite principalmente da un corpo in plastica. Tutti prodotti destinati a diventare nel giro di poco tempo, a volte anche pochi minuti, addirittura secondi, rifiuto plastico. L’acqua in bottiglie di plastica monouso è un altro esempio che non può mancare: probabilmente uno degli oggetti di plastica (quasi) usa e getta più diffusi e devastanti. E l’Italia è proprio tra i maggiori consumatori di questo tipo di prodotto. Sapreste dire quante bottiglie di plastica vengono consumate ogni anno? Scoprilo subito.

Per cercare di capire quale sia la grandezza di questo fenomeno di inquinamento, l’ISPRA ha calcolato in uno studio che il volume di rifiuti prodotti nel solo 2019 in Italia è stato di circa 30 milioni di tonnellate. Stiamo parlando di circa 500kg di rifiuti a testa, neonati compresi. Poco più della metà (53%) viene riciclata. 

A livello mondiale, da una ricerca pubblicata su Science advances, è stato calcolato che la produzione di plastica globale nel 2016 è stata di 422 milioni di tonnellate. Nello stesso anno la produzione globale di rifiuti di plastica è stata di 242 milioni di tonnellate.
Numeri giganteschi, quasi incomprensibili, che vengono usati spesso anche come arma politica nei dibattiti politici tra i paesi in via di sviluppo e. soprattutto, i peasi occidentali.

Una recente ricerca pubblicato dalla Pew Charitable Trusts (organizzazione non governativa statunitense)  ha calcolato che, grazie agli strumenti e alla tecnologia che oggi abbiamo (tecnologia che funziona e che potremmo già impiegare) potremmo riuscire a diminuire la quantità di plastica che finisce negli oceani dell’80%. Una percentuale molto alta. Lo studio evidenzia anche che al momento le attività umane riversano in mare ogni hanno 11 milioni di tonnellate di plastica che, se non interveniamo, saranno 29 tonnellate entro il 2040.

La ricerca, però, sottolinea anche un’altra questione molto importante: non esiste una soluzione unica che risolva il problema. L’importante è la convergenza di più soluzioni, di più attenzioni, di più cooperazione su più fronti per diminuire la produzione di materiali plastici, innalzarne la qualità laddove sono indispensabili e migliorare ulteriormente le fasi di raccolta differenziata e smaltimento dei rifiuti. Di nuovo siamo davanti ad un sistema complesso, che possiamo concepire e strutturare, ma che richiede lo sforzo di più realtà.

5 - Dove possiamo ritrovare le microplastiche?

Il problema delle microplastiche e dell’inquinamento che ne deriva è un fenomeno molto dibattuto da scienziati e medici. I risvolti pratici sulla salute dell’uomo sono stati ancora poco indagati e poche sono le conclusioni che certificano e misurano l’effettivo danno che questo genere di inquinamento crea nel corpo umano.

Molti studi stanno indagando, invece, dove queste microplastiche vengono ritrovate per dare un’estensione del problema, cercare di circoscriverne il perimetro e focalizzare solo in quell'area l'attenzione di ulteriori ricerche. Di seguito proponiamo un elenco di tutte le ricerche e i posti in cui l’indagine è stata proattiva. Ciò che intuitivamente si può dedurre è che i confini sono talmente ampi che, semplificando (ma non troppo), si può dire che le microplastiche siano un problema mondiale. Che le possibili conseguenze saranno conseguenze mondiali. Ma, soprattutto, che le possibili soluzioni devono essere cercate attraverso un dialogo mondiale.

  • Uno studio pubblicato su Science, eseguito dai ricercatori dell’Universidad de Almerìa, ha scelto come siti di osservazione la città di Copenaghen, le zone periferiche immediatamente adiacenti e le campagne danesi intorno alla capitale. I ricercatori hanno trovato tracce di microplastiche sul corpo delle api da miele e potenzialmente nel miele che viene prodotto. Scopri maggiori dettagli.
  • un gruppo di ricercatori dell'Università Statale di Milano e di Milano-Bicocca ha presentato i risultati di una lunga ricerca condotta sui Ghiacciaio di Forni, Parco Nazionale dello Stelvio. Gli studiosi hanno registrato 75 particelle per ogni chilogrammo di sedimento, un risultato allarmante. Maggiori informazioni
  • I ricercatori del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università di Pisa, hanno stimato che sui litorali italiane ci potrebbero essere fino a duemila tonnellate di plastica. L'analisi condotta su campioni di sabbia prelevati alle foci dei fiumi Arno e del Serchio porterebbe a calcolare circa tra i 5 e i 10 grammi per metro quadrato. Scopri di più
  • L'inquinamento da microplastiche è così diffuso e globalmente impattante che una ricerca ha dimostrato la presenza di frammenti di plastica nel sale da cucina in più continenti. Per maggiori dettagli.
  • Le cifre relative all'inquinamento da microplastiche potrebbe essere nettamente superiori. Lo rivelo uno studio condotto dal Centro di ricerche oceaniche e atmosferiche dell'Università giapponese di Kyushu. Scopri maggiori dettagli
  • Anche tra i ghiacci artici sono state ritrovate numerose tracce di microplastiche, ma da dove provengono? Ecco lo studio

6 - Microplastiche e alimenti

Come abbiamo visto, si parla di microplastiche quando i frammenti hanno dimensioni inferiori ai 5mm. Al di sotto di 0,1 micrometri si parla di nanoplastiche.
Quel che è importante tener a mente è che stiamo parlando di un inquinamento che nella maggior parte delle volte è un “inquinamento non-visibile”. I corpuscoli di plastica diffusi nei laghi, negli oceani o negli ambienti terrestri sono praticamente nascosti all’occhio umano. Questo spesso induce a sottovalutare il problema. Si pensa che sia una cosa che non ci riguarda da vicino, solo perché non la vediamo o non la “tocchiamo” direttamente.

La realtà dei fatti, però, è ben diversa. Molti studi, non ultimo quello nei territori limitrofi a Copenaghen, testimoniano ancora una volta la capillarità e l’ampia diffusione del fenomeno dell’inquinamento da microplastiche che, attraverso il cibo che mangiamo, teoricamente può arrivare anche sulle nostre tavole.

Moltissimi cibo che ingeriamo sono potenzialmente inquinati da frammenti di microplastiche, anche l’acqua che beviamo. Oltre al miele inquinato, moltissimi avvertimenti sono arrivati anche sulla possibilità di mangiare pesce contenente microplastiche, ma anche carne, latte, birra. Il legame tra catena alimentare e inquinamento da plastica monouso è davvero molto stretto.

7 - Quanta plastica ingeriamo ogni settimana?

L’inquinamento da microplastiche ha raggiunto volumi davvero allarmanti. Essendo molto stretto il legame che c’è tra smaltimento non corretto di materiale plastico e la filiera che porta cibo e acqua nelle nostre case, molti ricercatori hanno iniziato a studiare il fenomeno per indagarne volumi ed eventuali conseguenze. Si è quindi cercato di misurare quante microplastiche l’uomo possa “mangiare” e quali siano i possibili danni alla salute.

La presenza di microplastiche nel ciclo dell’acqua non è più nemmeno in discussione. Come abbiamo visto, più studi hanno ritrovato tracce di plastica sui fondali degli oceani (non solo nelle acque superficiali), nei mari, nei laghi, ma anche sulle nevi delle montagne più alte (Everest compreso) e tra i ghiacci dell’Artico. Il problema, quindi, c’è, esiste. L’acqua che beviamo è potenzialmente inquinata da microplastiche.

Ma quanta plastica ingeriamo, quindi? 5 grammi a settimana: scopri subito tutti i dettagli della ricerca.

Mappatura delle percentuali di campioni di acqua del rubinetto contenenti fibre di plastica, e media di fibre per 500 ml.

8 - Meglio l’acqua del rubinetto o quella in bottiglia?

Anche se la domanda è semplice, la risposta è articolata perché deve prendere in considerazione moltissimi fattori e variabili. Difficile, quindi, dare una risposta assoluta e universalmente valida. Rimaniamo sul tema microplastiche.

I dati di questa ricerca sviluppata dall'Università di Victoria (Canada) e pubblicati su Environmental Science & Technology dimostra che coloro che consumano con regolarità acqua in bottiglie di plastica rischiano di ingerire circa 130 mila frammenti o fibre di plastica ogni anno. Di contro, chi consuma acqua del rubinetto ingerisce comunque quantitativi di microplastiche, ma in un ordine molto inferiore, circa 4000 frammenti all'anno. Lo studio sostiene che l’acqua in bottiglia può contenee fino a 22 volte i quantitativi di microplastiche che vengono registrati nell'acqua della rete domestica.

Bere acqua del rubinetto è, quindi, non solo molto comodo, pratico, sicuro e veloce, ma vuol dire anche bere acqua che mediamente ha un quantitativo di microplastiche inferiore.
Non solo, anche se è già lampante, è molto importante sottolineare che bevendo acqua del rubinetto non produrremo ulteriori rifiuti plastici, che sono proprio tra i responsabili maggiori dell’inquinamento.

(Fonte: WWF No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion From Nature To People)

9 - Come viene smaltita la plastica?

Attraverso lo smaltimento della plastica è possibile ottenere nuovi oggetti/prodotti, ma, quello che a volte si sottovaluta, è la possibilità di ottenere anche energia, calore ed elettricità.

Due sono principalmente i tipi di riciclaggio:

  • riciclaggio meccanico: la plastica che non può essere nuovamente usata, viene lavorata termicamente e meccanicamente e diventa materiale per la produzione di nuovi oggetti
  • riciclaggio chimico: è una sorta di produzione a ritroso. Attraverso un complesso sistema di lavorazione, i polimeri che compongono il materiale plastico vengono scomposti in monomeri e si ricrea (quasi) la materia prima iniziale.

Ciò che viene definito comunemente "Plastica" è una struttuta costituita da macromolecole chiamate polimeri.
I polimeri sono composti a loro volta da monomeri, strutture più semplici. 

Non esiste un solo "tipo" di plastica, a seconda della lavorazione e dell'impiego i materiali plastici differiscono. Ciò che li accomuna è la leggerezza, la praticità, il loro essere (spesso) molto economiche. La plastica, inoltre, è un materiale facile da lavorare e che si sposa perfettamente con la produzione in serie industriale.

Le plastiche più comuni negli oggetti che usiamo tutti i giorni sono:

  • Polietilene (PE): utilizzato principalmente per creare sacchetti, cassette, nastri adesivi, bottiglie, sacchi per la spazzatura, tubi, giocattoli, etc.
  • Polipropilene (PP): utilizzato soprattutto per contenitori per alimenti, flaconi e arredamento
  • Cloruro di polivinile (PVC): impiegato spesso nella produzione di pellicole isolanti, infissi e tubi
  • Polietilentereftalato (PET): usato generalmente per le bottiglie di acqua e bibite, ma anche per la creazione di indumenti
  • Polistirene/Polistirolo (PS): molto usato per le vaschette di alimenti, imballaggi e confezioni, ma anche posate e piatti

Tutti i rifiuti plastici che non vengono riciclati per la produzione di nuovi oggetti, vengono utilizzati per la produzione di energia. Attraverso processi di termovalorizzazione, i rifiuti di plastica vengono usati come veri e propri combustibili e, bruciando, vengono convertiti in energia.

In generale, il concetto più importante che deve emergere è che, oltre a pensare come smaltire il rifiuto, sarebbe opportuno concentrarsi anche su una corretta gestione delle risorse e una diminuzione degli sprechi delle diponibilità offerte del nostro ecosistema. La cura costante e la salvaguardia dell'ambiente nel quale viviamo non sono argomenti scollegati al benessere umano, anche attraverso una riduzione degli sprechi alimentari.

Scopri i nostri consigli per diminuire gli sprechi di cibo nella tua cucina con pochi e semplici gesti.

Guarda il video realizzato dal WWF che spiega in modo chiaro e semplice la correlazione tra microplastiche e cibo che consumiamo. Quanta plastica mangerai oggi? Scoprilo ora!

Fonte: Your Plastic Diet

10 - Quali sono gli oggetti di plastica che inquinano di più?

La plastica, come abbiamo visto, è stata ed è uno dei materiali più utilizzati dal dopo guerra ad oggi per la produzione di oggetti di qualsiasi genere e utilizzo.
Anche uno sguardo poco attento può accorgersi quanto le nostre case siano costellate da oggetti di plastica. Possono essere oggetti che usiamo quotidianamente come secchi e bacinelle, sedie, cornici fotografiche, scope e palette, cestini, penne e quaderni, oggetti tech, giocattoli.

La grande economicità della plastica ha fatto sì che venisse scelta e usata anche per la creazione di manufatti di scarsa importanza e di qualità finale discutibile. Pensiamo per un momento a tutte le soprese e omaggi che per anni (a volte ancora oggi) sono state regalate insieme alle confezioni di merendine o agli snack e dolciumi e che oggi popolano scatoloni, mensole, soffitte e discariche.

Il problema dell'uso e smaltimento di questo tipo di materiale ha visto anche l'intervento dell'Unione Europea che ha messo al bando a partire dal 3 luglio 2021 l'uso della plastica monouso. Un "no" secco e unanime che ha visto il Parlamento Europeo disegnare una tabella di marcia per l'abbandono della plastica monouso.

Come abbiamo già detto in precedenza, una grande percentuale di rifiuti plastici dipendono soprattutto da oggetti usa e getta. Oggetti che vengono comprati e utilizzati solo per abitudine, ma che in realtà avrebbero anche la possibilità di essere sostituiti da varianti non in plastica e durevoli nel tempo per più utilizzi. e quelli che inquinano di più i nostri mari

Scopri subito tutti gli oggetti di plastica monouso della nostra quotidianità che posso essere sostituiti già da domani e quelli più diffusi nei nostri oceani e mari, che ne alterano l'equilibrio ambientale e spesso finiscono per creare delle vere e propre isole di plastica.

11 - Microplastiche: quali sono le conseguenze sulla salute

È ancora molto difficile elencare con precisione le conseguenze che l’inquinamento da microplastiche può avere sulla salute umana.
Poche sono ancora le ricerche della comunità scientifica che indagano questo aspetto e, non secondario, bisogna anche prendere in considerazione la possibilità che alcune conseguenze non possano manifestarsi in un arco di tempo "ristretto". Per registrare effetti negativi potrebbe volerci molto tempo, incrociare più dati provenienti da periodi storici differenti, non sempre una ricerca può essere ideata e svolta nell'arco di pochi mesi.

Il dato certo: al momento la comunità scientifica è unanime nel ritenere che l’uomo ingerisca quantità considerevoli di plastica su base settimanale provenienti da alimenti consumati, aria e aqua bevuta.

All’inizio del 2021 su Science è stata pubblicata una ricerca dell’Università di Utrecht che ha studiato e monitorato le cellule polmonari in seguito al contatto con micro-frammenti di plastica. Scopri le conclusioni di questa ricerca e le affermazioni degli studiosi.

12 - Il ciclo di vita delle microplastiche

La presenza di materiale plastico, anche se sottoforma di minuscoli frammmenti, può alterare un intero ecosistema, creando conseguenze permamenti sia per la flora, sia per la fauna che lo abitano.

Come abbiamo precedentemente scritto, le microplastiche che contaminano il mare, gli oceani e i fiumi sono facilmente ingeribili dai pesci e dagli altri animali marini. Le microplastiche, infatti, possono essere scambiate dai pesci come cibo e una volta ingerite entrano nella catena alimentare. Questo vuol dire che è probabile che quelle stesse micrroplastiche che inquinano le acque, arrivino prima o poi anche nei nostri piatti e, successivamente, nel nostro corpo.

Allo stesso modo, diffondendosi in grandi quantità in mari e fiumi, le microplastiche entrano nel ciclo dell’acqua. Essendo molto piccole, quasi invisibili, le microplastiche (e soprattutto le nanoplastiche) sono anche molto leggere. Per questo motivo è facile che vengano trasportate dalle nuvole e ricadano al suolo durante un temporale estivo o una nevicata invernale. Questo fenomeno è anche una delle cause che portano scienziati e studiosi a ritrovare le microplastiche anche in zone remote o di difficile accesso (ghiacciai o terre molto lontane), dove il passaggio diretto dell'essere umano in realtà è poco probabile o raro.

Come per le microplastiche ingerite dai pesci, ugualmente le microplastiche che cadono al suolo trasportate dalla pioggia, possono penetrare il terreno in profondità e raggiungere le falde acquifere. Dalle falde al nostro bicchiere d'acqua il passo è davvero breve: fortunatamente in molti casi, i depuratori comunali agiscono anche sulla loro presenza, fornendo ai cittadini acqua pulita. 

13 - Come eliminare le microplastiche dall’acqua che beviamo

L’acqua della rete idrica che arriva nelle nostre case è mediamente molto buona e di ottima qualità.

Lo abbiamo scritto più volte, gli standard che gli acquedotti comunali devono rispettare sono molto stringenti. Gli stessi controlli di sicurezza sono molto puntuali nel segnalare anomalie e incongruenze e nel caso avvisare la popolazione.
Così, bere acqua del rubinetto è un’ottima idea.
È comodo, l’acqua è sempre disponibile.
È semplice, basta aprire il rubinetto.
Ed è sicuro, l’acqua infatti è buona.
Permette un notevole risparmio.
Ciò nonostante, proprio perché ripulita e disinfettata, l’acqua del rubinetto può risultare non gradevole come gusto.

Abbiamo parlato ampiamente di questo problema e di come risolverlo facilmente grazie ad un filtro Laica. Questo “sapore cattivo” è dovuto al cloro presente nell’acqua che viene aggiunto proprio per renderla sicura e pulita. Con i filtri Laica, bere acqua priva di cloro è molto facile (e può essere usata anche in cucina con risultati dei tuoi piatti preferiti migliori, lo sapevi?)

Le microplastiche non sempre vengono filtrate e bloccate dai depuratori comunali. Non solo, anche se venissero filtrate, non è da escludere il fatto che lungo il percorso che collega acquedotto e rubinetto di casa non possano essere ulteriormente contaminate da nuove microplastiche. Come abbiamo detto prima, questo tipo di inquinamento è (quasi) totalmente invisibile. È quindi difficile capire se l’acqua è stata nuovamente contaminata.

Ridurre ed eliminare le microplastiche direttamente a casa nostra è facile e molto comodo, scopri subito come fare.
In commercio, negli store fisici, ma anche nei negozi online, è ormai facile trovare filtri ideati e progettati proprio per bloccare questi frammenti.
Spesso sono filtri a fibre cave che agiscono bloccando corpuscoli di plastica eventualmente presenti nell’acqua di rete. Il filtro riesce a bloccare anche parti di plastica microscopiche e fornire così acqua pulita e sicura.

14 - Laica: esperti di Ultrafiltrazione

Grazie ad un’esperienza pluridecennale nei sistemi di filtrazione domestica, Laica ha creato una gamma completa di prodotti che possono ridurre la presenza di microplastiche nell’acqua che beviamo. Scopri tutti i vantaggi dell'Ultrafiltrazione.

Da molti anni l’attenzione dell’azienda si è focalizzata sia sulla risoluzione del problema, attraverso tecnologie filtranti che blocchino i frammenti di microplastiche, sia sul bloccare alla base la creazione del problema: Laica infatti presta una particolare attenzione all’uso dei materiali, scegliendo solo plastiche BPA Free. Particolare attenzione viene data dall’azienda anche agli imballaggi e a tutta la filiera logistica della propria produzione.

Come abbiamo visto, i prodotti stessi di Laica sono un incentivo ad avere un impatto minore sul nostri pianeta e, come dimostrano l'ultima indagine biennale di Aqua Italia, sempre più italiani negli ultimi mesi si stanno affidando al consumo dell'acqua della rete domestica: le caraffe filtranti, le bottiglie filtranti GlaSSmart e Flow n’ go e la borraccia myLAICA sono ottime alternative rispetto al comprare e consumare acqua in bottiglia di plastica. I prodotti Laica sono comodi, pratici, facili da utilizzare e permettono un risparmio notevole.

Nella gamma di prodotti per la filtrazione domestica, molti sono i filtri Laica che permettono di bere acqua dal gusto buono in totale sicurezza e grande comodità, migliorando l'acqua del rubinetto.  Di seguito vediamo quelli idonei a ridurre/bloccare le microplastiche eventualmente presenti nell’acqua di rete. Se hai ancora dubbi o domande, approfondisci l'argomento e scopri quale sia il sistema filtrante che più si adatta alle tue esigenze.

 

14.2 - Filtro HYDROSMART

Il filtro per rubinetto HYDROSMART è la soluzione ecologica per avere sempre a disposizione acqua priva di microplastiche, comodamente dal rubinetto di casa tua.
Grazie alla membrana di fibre cave e al carbone attivo presenti all’interno del filtro, il filtro HYDROSMART garantisce acqua dal gusto buono perché oltre a bloccare i frammenti di plastica, permette di ridurre cloro, erbicidi e pesticidi clorurati, solventi organici clorurati, sabbia, ruggine e particelle in sospensione eventualmente presenti.

Il filtro HYDROSMART è compatibile con tutti i filtri per rubinetto Laica, è 100% Made in Italy e permette di avere 900L di acqua filtrata dal gusto buono (circa 3 mesi di utilizzo).

Filtro HYDROSMART™

 

14.3 - Filtro per rubinetto Genova

Comodo e facile da usare, il filtro per rubinetto Genova è la soluzione ecologica perfetta per avere a dispozione in ogni momento acqua dal gusto buono, priva di residui e sostanze indesiderate.
Il filtro per rubinetto Genova è davvero facile da montare su i più comuni rubinetti presenti in tutte le case, bastano solamente pochi secondi (adattatori presenti in confezione). Subito pronto all’uso.
Dotato del filtro HYDROSMART, il filtro per rubinetto Genova è un prodotto Made in Italy.

Due funzioni regolabili:

  • acqua filtrata per bere e cucinare
  • acqua non filtrata per lavare frutta e verdura e stoviglie

Grazie al filtro per rubinetto Genova in ogni momento avrai a disposizione un sistema di filtrazione domestico capace di mantenere i sali minerali naturalmente presenti nell’acqua e utili all’organismo, ma di ridurre considerevolmente la presenza di microplastiche, cloro, erbicidi e pesticidi, solventi organici clorurati, sabbia, ruggine e particelle in sospensione.

Con l’applicazione gratuita Laica Home Wellness puoi ottimizzare la durata del filtro HYDROSMART e ricevere una notifica automatica quando il filtro è da sostituire. Molto semplice e comodo!

Filtro per rubinetto Genova

14.4 - Filtro per rubinetto Laica

Il filtro per rubinetto Laica è un prodotto ideale per avere a disposizione ogni volta che vuoi acqua filtrata dal gusto buono senza residui o sostanze non desiderate.
Il filtro Laica è dotato di tre funzioni regolabili:

  • acqua filtrata istantaneamente per bere e cucinare senza alterare il sapore dei tuoi piatti
  • acqua non filtrata per tutte le azioni in cucina e per lavare le stoviglie
  • acqua getto a doccia: acqua non filtrata ideale per lavare frutta e verdura

Il filtro per rubinetto Laica è molto semplice da montare su i più comuni rubinetti delle case: in confezione sono disponibili numerosi adattatori e in pochi secondi il filtro per rubinetto Laica è montato e pronto per erogare acqua filtrata dal gusto buono.

È un prodotto 100% Made in Italy e grazie al filtro HYDROSMART permette di avere a disposizione ben 900L di acqua filtrata (3 mesi di utilizzo). Grazie alla ghiera datario e all’app gratuita Laica Home Wellness, è semplice sapere quando dover cambiare il filtro. La sostituzione richiede semplici passaggi e dura pochi secondi. Davvero una gran comodità.
La filtrazione istantanea consente di bloccare microplastiche, cloro, erbicidi e pesticidi, solventi organici clorurati, sabbia, ruggine e particelle in sospensione.

Filtro per rubinetto Laica

 

14.5 - Filtro MikroPLASTIK-STOP

MikroPLASTIK-STOP è il filtro a fibre cave ideato dal Laica che blocca le microplastiche.
Questo speciale filtro di Laica, creato grazie all'esperienza dell’azienda in filtrazione domestica, è in grado di bloccare il 99,99% delle particelle di plastica con dimensioni ≥0,1 µm (micrometri).

Il filtro MikroPLASTIK-STOP permette di filtrare 1000L di acqua, circa un anno di utilizzo.
Laboratori indipendenti in Italia e in Germania (laboratorio Wessling Gmbh) hanno testato l’efficacia del filtro, decretando che il filtro realizzato da Laica è in grado di bloccare il 99,5% delle microplastiche con dimensione uguale o superiore a 0,1 µm e il 99,99% di quelle superiori o uguali a 1 micrometro.
Il filtro MikroPLASTIK-STOP è compatibile esclusivamente con la caraffa filtrante MikroPLASTIK-STOP
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Filtro MikroPLASTIK-STOP™

 

14.6 - Caraffa MikroPLASTIK-STOP

La caraffa MikroPLASTIK-STOP™ è la prima caraffa filtrante che blocca le microplastiche ed è un prodotto Made in Italy.

Come funziona? Semplicissimo. In pratica alla classica cartuccia Bi-flux®, che ritroviamo nelle più comuni caraffe filtranti LAICA, è stata aggiunto un secondo filtro che lavora insieme alla cartuccia: il filtro MikroPLASTIK-STOP™. Oltre a tutte le sostanze che si possono ridurre attraverso la filtrazione come contaminanti chimici, pesticidi, erbicidi e metalli pesanti che possono essere presenti nell’acqua di rete, la caraffa MikroPLASTIK-STOP™ ti consente anche di bere acqua dal gusto buono e priva di qualsiasi frammento di microplastiche.

Caraffa MikroPLASTIK-STOP™