Alimentazione Sostenibile: aver cura del Mondo, mangiando bene

Quel che decidiamo di mangiare gioca un ruolo importante sul benessere del pianeta Terra. Cercare di intraprendere uno stile di vita sostenibile, anche a tavola con un’alimentazione sostenibile, porta conseguenze positive sul territorio che abitiamo.

Effetti favorevoli non trascurabili, ma che troppo spesso, invece, vengono dimenticati per far posto all’apparente comodità di un cibo veloce, preconfezionato, scarsamente nutriente e che magari è stato prodotto in un luogo molto distante rispetto al nostro territorio. Ma procediamo per gradi...

Cosa vuol dire alimentazione sostenibile?

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Si tende a definire alimentazione sostenibile qualsiasi dieta che preveda la scelta di cibi che consentono un corretto apporto nutrizionale e, contemporaneamente, siano sostenuti da una grande attenzione alle conseguenze dirette della loro produzione sul territorio di provenienza.

La stessa FAO (Organizzazione della Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) delinea l’alimentazione sostenibile come un’alimentazione a basso impatto ambientale che, al tempo stesso, miri a soddisfare le linee guida nutrizionali per una vita sana delle presenti generazioni e quelle future. Un’alimentazione sostenibile è protettiva e rispettosa delle biodiversità e degli ecosistemi, sia da un punto di vista dell’accessibilità, sia dell’accettabilità culturale. Un’alimentazione sostenibile è economicamente equa e conveniente, sicura e sana e ottimizza nel migliore dei modi le risorse naturali e quelle umane.

Quali cibi sono sostenibili?

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Il momento in cui andiamo a fare la spesa è ovviamente importantissimo. Già la scelta del luogo nel quale recarci ha delle conseguenze: supermercato, negozio “sotto casa” o bottega sono la parte visibile di processi produttivi e logistici (talvolta) molto differenti.

Quali sono i cibi che possiamo ritenere sostenibili? Sicuramente frutta e verdura di stagione, meglio ancora se coltivati nei territori limitrofi alla nostra residenza. Perché? Perché molto spesso, consumare frutta e verdura (ma anche cereali e legumi) a chilometro zero è sinonimo di una produzione biologica, senza additivi chimici e rispettosa il più possibile della stagionalità e, quindi, dell’ambiente.

Anche il pesce può essere un alimento sostenibile: quando siamo in pescheria (o nel reparto pesce della grande distribuzione) è bene scegliere i prodotti ittici che riportano il “marchio” di pesca sostenibile (spesso c’è riportato il simbolo MSC, Marine Stewardship Council, leader mondiale nella certificazione di pesca sostenibile). Questo marchio è garanzia di una pesca fattasenza ricorrere a metodi che devastano i fondali o incidono in maniera pesante sugli habitat naturali.

Informarsi prima dell’acquisto è un’azione fondamentale anche prima di scegliere prodotti apparentemente semplici come marmellate, olio, aceto, uova. Sapere di più di un prodotto ci rende più consapevoli e, quindi, più attenti al benessere del pianeta e anche a tutto ciò che viene definito cibo non sostenibile: frutta e verdura non di stagione, perché sfruttano sistemi di riscaldamento artificiali e produzioni intensive; carni provenienti da allevamenti non ecologici perché sono poco attenti alle sofferenze provate dagli animali; pesce proveniente da vasche di allevamento intensivo.

Infine, per un’alimentazione sostenibile, è meglio evitare quasi del tutto i prodotti surgelati e il “cibo-spazzatura” (junk food), anche perché sono alimenti deboli anche a livello nutritivo.

Il ruolo fondamentale del consumatore finale

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È vero, l’impatto ambientale della produzione di certi alimenti e del loro trasporto non è “colpa diretta” del consumatore, però è proprio quest’ultimo che con una serie di comportamenti virtuosi e nuove (buone) abitudini può riuscire a far cambiare le linee di produzione, affinché siano meno impattanti.

Ovviamente, questo discorso assume notevole valore nel momento in cui le azioni di un singolo si moltiplicano e, influenzando amici e parenti, diventano azioni collettive.

Ma da cosa può partire il singolo individuo per proteggere l’ambiente?

  • Ridurre gli sprechi: stare attenti alle quantità di cibo che cuciniamo e mettiamo nel piatto è importante per ridurre gli sprechi, quindi avere un’attenzione maggiore a bilanciare gli ingredienti e le loro dosi. Spesso una sovrapproduzione agricola (e degli allevamenti) insieme ad un sovra-consumo dell’utente finale possono condurre più facilmente alla creazione di elevati sprechi alimentari. Ridurre gli sprechi alimentari è un ottimo modo per prenderci cura del nostro pianeta.

  • Consapevolezza delle scelte: informarsi, approfondire, essere preparati. Ogni nostra scelta, anche quella più piccola, è collegata ad un mondo produttivo che, anche se invisibile quando facciamo la spesa, potrebbe condurre pratiche impattanti sull’ambiente. Ad esempio, scegliere ingredienti e alimenti di origine animale porta ad un consumo di energia e risorse molto più elevato rispetto ai prodotti di origine vegetale. Cercare il più possibile di evitare i primi prodotti per abbracciare il consumo dei secondi, è già una scelta oculata e una buona abitudine. E poi prestare attenzione ai metodi di conservazione (come ad esempio la conservazione sottovuoto...)

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