Da alcuni anni a questa parte si è iniziato a parlare di mindful eating, un nuovo modo di approcciarsi al cibo che si ispira ai principi della mindfulness, per trovare pienezza nell’esperienza di vivere il momento presente con interesse, curiosità e accettazione.
In altre parole, si potrebbe descrivere il mindful eating come una tecnica della presenza piena mentre si mangia: l’obiettivo è quello di prestare attenzione al cibo che stiamo per ingerire boccone dopo boccone, senza pregiudizi.
Come è facile immaginare, questo tipo di approccio non pone l’attenzione sugli alimenti da un punto di vista nutrizionale (inteso come apporto di calorie, carboidrati, grassi, proteine, ecc.). L’obiettivo finale del mindful eating infatti non è seguire un piano alimentare specifico, bensì cambiare il punto di vista sull’esperienza che abbiamo del cibo.
Le diete restrittive tendono a inibire il piacere legato al consumo del cibo, sottoponendolo a un controllo legato ai nutrienti che si devono consumare in contrapposizione a quelli che vanno limitati. Il mindful eating promuove al contrario una sensazione di piacere legata al cibo che non ha un valore quantitativo ma qualitativo: anche piccole quantità di cibo possono produrre questo senso di soddisfazione che si ricerca nella relazione con gli alimenti che consumiamo.
Il senso di colpa che spesso sperimentiamo rispetto al consumo di determinati cibi, frutto di una diet culture tossica e ormai obsoleta, è un’altra delle sensazioni su cui si lavora con il mindful eating, che insegna ad adottare un atteggiamento di amorevole gentilezza nei confronti del gesto di mangiare. Questo approccio allena una più generica capacità di lasciare andare e di accettare con maggiore apertura.
Sono numerosi i costrutti alimentari che la società e il contesto individuale impongono nel corso della vita rispetto al gesto di mangiare.
Un interessante esperimento degli Anni Trenta (Davis, 1939) ha sottoposto per una settimana bambini in età compresa tra i 6 e gli 11 mesi a una varietà di cibi a cui potevano accedere liberamente. Ne è emerso che i bambini finivano per mangiare un appropriato numero di calorie con una distribuzione bilanciata fra i vari nutrienti.
Ritornare a riconoscere i propri stimoli di fame e sazietà fisica ci permette di prendere decisioni su cosa e quanto mangiare, in linea con ciò che il nostro corpo richiede. Riscoprendo la saggezza interiore possiamo finalmente recuperare la fiducia nel nostro corpo e in noi stessi.
Il punto di partenza per arrivare a una maggiore consapevolezza è riconoscere i diversi tipi di fame: la fame degli occhi, la fame del tatto, della bocca, dello stomaco, la fame della mente e quella del cuore. Questo ci permette di restituire al nostro corpo esperienze che non sono necessariamente legate al cibo ma che consentono allo stesso modo di saziare i diversi tipi di “fame”. Con il mindful eating si impara quindi a differenziare la sazietà dalla pienezza gastrica, conducendo così a scelte alimentari più consapevoli (a partire dall’acquisto del cibo).
La soddisfazione legata al cibo quindi assume connotazioni diverse: possiamo godere del cibo che stiamo mangiando, o di una situazione conviviale che condividiamo con persone che amiamo, o ancora di una sensazione di piacevole sazietà. La soddisfazione del cibo non si verifica quindi solo attraverso la quantità, ma attraverso la qualità: quella dell’esperienza di mangiare, nel momento in cui stiamo vivendo.
Alla luce di tutto questo, è evidente che la scelta di che cosa mangiare diventa cruciale per il nostro livello personale di soddisfazione. L’ascolto del nostro corpo ci porterà a consumare principalmente prodotti salutari, e ne verrà da sé che acquistando meno, cercheremo di acquistare meglio: di scegliere con maggiore consapevolezza quali alimenti entreranno nella nostra casa, e poi nel nostro corpo.
Secondo uno studio del programma europeo EIT Food sull’impatto della pandemia nel comportamento alimentare dei consumatori, nella maggior parte dei paesi europei la popolazione ha preso coscienza degli alimenti che consuma e spera di avere disposizione sempre più alimenti accessibili che portino un beneficio sia al pianeta che alla salute personale.
Questa tendenza è un’opportunità per tutto il settore industriale per costruire un nuovo sistema alimentare basato su una connessione più stretta tra agricoltore e tavola.
Riconoscere l’esperienza di mangiare in uno stato di piena consapevolezza ci aiuta a:
I tempi sono maturi per iniziare nuovi propositi più salutari per noi stessi e per il pianeta, scegliendo alimenti che favoriscano la salute e siano prodotti nel rispetto degli animali e dell’ambiente.
Per provare ad allenare la pienezza dell’esperienza del mangiare secondo i principi del mindful eating, si può cominciare col porsi alcune domande nel momento in cui ci si approccia al cibo.
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