Dell’impatto degli oggetti di uso quotidiano sull’inquinamento delle acque si è fatto un gran parlare e periodicamente ci si pone la domanda: quali sono gli oggetti che in maggior quantità finiscono negli oceani?
A porsi questa domanda questa volta sono un gruppo di ricercatori finanziati dalla BBVA e dal Ministero della Scienza spagnolo, che hanno pubblicato su Nature Sustainability un interessante articolo¹ che indaga l’inquinamento da plastica degli oceani.
La conclusione dello studio mostra che quasi la metà dei rifiuti dispersi in mare superiori alla misura di 3 cm (escludendo quindi le microplastiche) rientrino all’interno delle seguenti categorie:
La stessa rivista ha pubblicato anche un altro studio che analizza la provenienza della spazzatura rilasciata in mare da 42 fiumi europei. Italia, Turchia e Regno Unito si posizionano ai primi tre posti come più grandi produttori di rifiuti in acqua.
È evidente come ormai l’inquinamento da plastica non sia gestibile attraverso la pulizia delle foci dei fiumi, mentre si rende sempre più urgente un intervento alla fonte, evitando quindi di fare arrivare la plastica nell’ambiente attraverso un corretto smaltimento dei rifiuti.
Da questo punto di vista alcuni paesi sono più virtuosi di altri: l’Unione Europea ha attivato politiche che intervengono sia sulla produzione di plastica che sul suo smaltimento, ma altri paesi non hanno ancora legiferato a questo proposito, come è il caso di Australia e Stati Uniti.
Nel nostro quotidiano abbiamo un ruolo chiave nel limitare la dispersione dei rifiuti plastici nelle acque. Ecco alcuni consigli di base per un comportamento sostenibile e rispettoso dell’ambiente:
Bibliografia:
1 - Nature Sustainability / An inshore–offshore sorting system revealed from global classification of ocean litter An inshore–offshore sorting system revealed from global classification of ocean litter