Microplastiche lavatrice: come ridurne la fuoriuscita

Ogni nostra buona abitudine, anche la più piccola, può avere un impatto positivo sull’ambiente in cui viviamo. Non ci stancheremo mai di dirlo. Più volte abbiamo scritto della salute dei nostri oceani e di quanto la vita che prolifera nei mari e nei fiumi sia a rischio a causa del fenomeno dell’inquinamento ambientale dato da un non corretto smaltimento delle plastiche monouso.

Ecco perché abbiamo deciso di approfondire un’azione che riguarda la nostra quotidianità e che, con la giusta attenzione, può avere risvolti positivi a livello di salvaguardia ambientale: lavare gli indumenti in lavatrice o, più comunemente, fare la lavatrice. Un’azione semplice, ma che può proteggere e salvaguardare il pianeta, se fatta correttamente.

L’inquinamento da microplastiche e le lavatrici

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Una ricerca condotta sulle aree cittadine ed extraurbane di Copenaghen ha dimostrato la presenza di microplastiche sul corpo delle api e dentro agli alveari, determinando così un legame strettissimo tra microplastiche e miele. Altri studi hanno trovato tracce inequivocabili di microplastiche anche tra i ghiacci dello Stelvio. Queste ed altre numerose ricerche sul tema microplastiche, hanno stilato una serie di cause di questo inquinamento così diffuso: molti studiosi sono concordi nel registrare tra le principali fonti di contaminazione delle acque con frammenti plastici il lavaggio dei capi d’abbigliamento sintetici. E, quindi, anche il relativo metodo di lavaggio.

Recenti studi pubblicati su Scientific Reports hanno dimostrato proprio questa correlazione: circa il 33% delle microfibre di plastica che inquinano i nostri oceani, sostiene lo studio, sono riconducibili alle acque di scarico delle lavatrici.
Ridurre l’inquinamento da microplastiche è, oggi più che mai, un’emergenza. Una necessità.

Il volume che le nostre lavatrici riversano nelle acque di scarico, che poi arrivano a fiumi, mari, laghi e oceani, è davvero devastante. Ripetiamo: più di un terzo delle microplastiche globali deriva dal lavaggio degli indumenti delle nostre case.

Benché sia una necessità incontrovertibile quella del lavare gli indumenti, questo dato è comunque davvero difficile da leggere perché mostra esattamente quanto l’uomo possa avere un impatto negativo, non solo nella zona in cui vive, ma anche negli angoli più remoti del pianeta.

Cosa possiamo fare

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Il problema delle microplastiche rilasciate nell’ambiente dalle lavatrici può essere affrontato da molteplici punti di vista.

Sensibilizzazione

Prima di parlare di metodi pratici su come bloccare le microplastiche, è giusto ribadire che creare una coscienza collettiva intorno al problema dei rifiuti di plastica monouso è forse il passo più importante. La sensibilizzazione riguardo a questo tema ha portato molti cambiamenti nei consumi e nei modi di fare di molte persone negli ultimi anni, ma ancora non basta.

Questi cambiamenti, al momento utili, ma non sufficienti, sono stati possibili soprattutto perché si è potuto convergere collettivamente su un tipo specifico di azione. Un esempio su tutti? L’abbandono progressivo delle bottigliette di plastica da parte di molti per affidarsi a comode borracce da portare con sé a scuola o al lavoro. Questa semplice decisione ha progressivamente portato da una parte le aziende produttrici a proporre nuovi tipi di borracce (più colori, più forme, più funzioni), dall’altra parallelamente i bar hanno seguito questa tendenza mettendo a disposizione rubinetti con acqua gratuita per riempirle.

quante bottiglie di plastica consumi

Macro-azioni

Abbiamo iniziato con il tema della sensibilizzazione perché i due punti che affrontiamo adesso richiederebbero proprio una mobilitazione di massa, una spinta diffusa.

Dai dati raccolti dalla ricerca e dalle analisi effettuate sulle microplastiche che fuoriescono dalle lavatrici si è visto che:

  • Il primo lavaggio è sempre quello che inquina di più e attraverso il quale vengono liberate un numero maggiore di microplastiche nell’ambiente. Con il passare del tempo, gli indumenti rilasciano sempre meno microplastiche.
  • Ad oggi sul mercato non ci sono ancora lavatrici che garantiscano di bloccare le microplastiche, eppure la tecnologia già esiste. I filtri specifici per questo compito già vengono venduti.

Quello che si può quindi chiedere alle aziende di capi d’abbigliamento è che il primo lavaggio venga effettuato precedentemente all’arrivo dei capi in negozio, in modo tale da poter controllare il fenomeno di dispersione di frammenti e fibre di plastica con più precisione dotando queste aziende di filtri specifici.

Quegli stessi filtri che, con un appropriato design e progettazione, potrebbero essere montati dalle case di elettrodomestici più importanti come componente standard nelle proprie lavatrici.

Se questi due cambiamenti venissero applicati, siamo sicuri che in fase di acquisto sarebbero un’opzione valutata da molti.

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Azioni quotidiane

Nella nostra quotidianità quello che possiamo fare, ad esempio, è utilizzare detersivi liquidi e non in polvere. Quest’ultimi sono “più aggressivi” e abrasivi verso i capi e creano il distacco di piccoli frammenti di plastica.

Altro parametro da valutare è la temperatura alla quale viene eseguito il lavaggio: ovviamente è sempre meglio utilizzare basse temperature. Queste permettono al tessuto di indebolirsi di meno, evitando, quindi, la perdita di fibre e frammenti.

Ancora, sarebbe più opportuno decidere di diminuire la velocità delle centrifughe, se la lavatrice lo permette. L’alta velocità comporta ulteriori attriti tra gli indumenti, non sempre necessari. Meglio riempire totalmente il cestello perché così facendo ci sarà meno spazio libero per il movimento dei capi. Infine, prediligere sempre programmi "brevi" che durano di meno e quindi sollecitano meno il tessuto di pantaloni, magliette o maglioni.

Naturalmente, molto importante è anche decidere cosa comprare e indossare. I tessuti sintetici sono ovviamente i più inquinanti e i più “fragili”, cioè tendono più facilmente a sfilacciarsi e rilasciare tracce di microplastiche nell’acqua di scarico delle lavatrici. Quindi sarebbe opportuno evitarli il più possibile. Qualora fosse una scelta difficile da mettere in pratica, è consigliato scegliere indumenti misti cotone-poliestere o solamente poliestere, che inquinano molto meno dei tessuti acrilici.

In generale la regola è scegliere il più possibile indumenti che siano costituiti da maglie compatte, con filamenti molto lunghi, continui e attorcigliati: questi tipi di vestiti si sfilacceranno con meno facilità in lavatrice e disperderanno meno microplastiche nell’ambiente circostante.

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