L'aerosolterapia (dal latino āěrius solvĕre, ovvero sciogliere [qualcosa] nel mezzo aereo) indica la somministrazione per via inalatoria di un farmaco.
L’aerosol è il dispositivo che consente questo tipo di terapia. Si tratta infatti di un nebulizzatore che permette di trasformare la soluzione di farmaci in particelle microscopiche in modo da poter raggiungere più facilmente le diverse zone dell’apparato respiratorio. Le particelle di maggiori dimensioni si depositano nelle vie respiratorie alte (naso, seni paranasali), mentre quelle più piccole nelle vie respiratorie basse (bronchioli e alveoli polmonari).
Attraverso la riduzione del farmaco a particelle di piccolissime dimensioni, l’aerosolterapia apporta tre principali benefici:
Secondo Federasma e Allergie Onlus¹, sono numerose le patologie respiratorie che possono trarre beneficio da questo tipo di terapia: possono avere origine sia infettiva, che allergica o infiammatoria cronica e possono essere disturbi che riguardano le vie respiratorie alte, medie e basse. Per citare solo alcuni esempi, alcune patologie per cui può avere senso ricorrere a una terapia ad aerosol sono: rinite, sinusite, otite, faringite, laringite, laringospasmo, tracheite, bronchite, bronchiolite, respiro sibilante.
In caso di infiammazione delle vie respiratorie, si raccomanda di rivolgersi sempre al proprio medico di fiducia per poter avere una diagnosi precisa e una cura adatta al proprio caso.
In un’intervista rilasciata a Il Post², Antonio Clavenna, farmacologo dell’Istituto Mario Negri di Milano e membro dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP)³, e Walter Marrocco, responsabile scientifico della Federazione Italiana Medici di Famiglia (FIMMG), hanno specificato una differenza nel ruolo dell’aerosol per il trattamento di malattie delle vie respiratorie alte o basse.
Nel caso delle malattie delle alte vie respiratorie (come mal di gola o raffreddore) l’efficacia dell’aerosol è dovuta per lo più all’effetto idratante del vapore che scioglie il muco come lo potrebbero fare altre soluzioni come i lavaggi nasali o l’ingestione di liquidi. L’aerosolterapia può essere quindi utile nei casi in cui i bambini rifiutino il lavaggio nasale o non riescano a bere una quantità sufficiente di liquidi.
Nel caso invece di infiammazioni delle vie aeree basse come laringite, bronchite, asma bronchiale, polmonite o fibrosi cistica l’uso di aerosol può far sì che i farmaci arrivino alle zone infiammate e possano agire a livello locale.
La dimensione delle particelle che escono dall’aerosol è fondamentale per garantire l’efficacia della terapia: le particelle troppo grandi infatti si fermano a livello delle vie respiratorie alte e la condizione perché il farmaco arrivi alle vie medio-basse è che le particelle abbiano una dimensione inferiore ai 5 micrometri.
È importante seguire sempre le indicazioni del proprio medico a seconda della propria patologia e situazione clinica generale. Il medico e il farmacista sapranno indicare qual è la terapia più corretta e come eseguirla.
L’aerosolterapia, come ogni trattamento medico, non è esente da rischi. Ecco quindi i tre principali aspetti su cui è bene prestare attenzione al momento di optare per un trattamento di aerosolterapia.
Nella nostra cultura l’uso dell’aerosol è molto diffuso ed è quasi considerato un must dell’inverno in molte famiglie che vi ricorrono sin dai primi sintomi respiratori. Proprio per questo, l’Associazione Culturale Pediatri (ACP) ha inserito l’aerosolterapia a base cortisonica come una delle cinque pratiche a rischio di inappropriatezza. Riportiamo di seguito il motivo:
“Evitare l’uso abituale dei cortisonici inalatori nelle flogosi delle prime vie respiratorie dei bambini.
La tosse è il sintomo più frequente nei bambini che accedono all’ambulatorio del pediatra delle cure primarie. L’uso del cortisone per via aerosolica è largamente diffuso, nel nostro paese, per il trattamento delle patologie delle alte vie respiratorie e per il controllo del sintomo tosse a esse correlato, sebbene non esistano prove della sua efficacia. Tale pratica, se prolungata nel tempo, è associata a effetti collaterali.”
Il prof. Carlo Capristo, Direttore Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Neonatologia e docente dell’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli, racconta in un’intervista a Un Respiro di salute che “la maggior parte dei fallimenti sono dovuti al fatto che il paziente non la fa o, se la fa, la fa male”. Il modo in cui deve essere usato il dispositivo, come inserire i farmaci, come gestire i diversi accessori sono tutte informazioni che non vanno date per scontate perché la terapia abbia un esito positivo. Spesso infatti può accadere che la terapia venga interrotta prima che il farmaco venga erogato del tutto o che vi sia un’eccessiva dispersione del farmaco a causa di un utilizzo non corretto del dispositivo.
La manutenzione e la pulizia del dispositivo sono due elementi fondamentali per la buona riuscita della cura: lo step dell’igienizzazione del dispositivo è fondamentale per evitare contaminazioni batteriche. Il rischio è che resti di germi e batteri possano proliferare nell’apparecchio e accedere in maniera diretta alle vie respiratorie del paziente.
1. Lavarsi le mani prima di ogni sessione e prima della pulizia del dispositivo.
2. Lavare gli accessori con acqua e sapone neutro per rimuovere qualsiasi residuo organico.
3. Asciugare bene ogni accessorio: utilizzare salviette di carta monouso, un panno pulito o lasciare asciugare all’aria.
Si raccomanda per la pulizia di leggere sempre le istruzioni e seguire le indicazioni adatte al proprio dispositivo.
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Bibliografia
1. Federasma e Allergie Onlus - Aerosolterapia
2. Il post - nebulizzatore aerosol
3. ACP - Le cinque pratiche a rischio d’inappropriatezza di cui medici e pazienti dovrebbero parlare